Ho sempre pensato che fare/ricevere gli auguri sia un rituale un po' vuoto, convenevoli automatici spesso privi di senso. Quando posso li evito. Con il capodanno questa sensazione aumenta ancora di più.
"... Perciò odio il
capodanno. Voglio che ogni mattino sia per me un capodanno. Ogni giorno
voglio fare i conti con me stesso, e rinnovarmi ogni giorno. Nessun
giorno preventivato per il riposo. Le soste me le scelgo da me, quando
mi sento ubriaco di vita intensa e voglio fare un tuffo nell’animalità
per ritrarne nuovo vigore..."
Antonio Gramsci, 1 gennaio 1916
Ecco ... e quindi mi tuffo in un giro solitario sul lago di Lugano. Ho incontrato unicamente una barca a remi. Questo posto è fantastico soprattutto (o solo?) d'inverno. Il giro non è molto lungo: Figino, Ponte Tresa, Agno, Figino. Ma ne vale la pena. Un vento non troppo forte, ma freddo, mi tiene compagnia. E il viaggio in kayak, lungo o corto che sia, mi riporta sempre in una dimensione di atemporalità. Ogni piccolo gesto, ogni dettaglio è più intenso: la pagaia che si infrange nell'acqua, il riflesso del sole sul lago, l'aria gelida sul viso, lo starnazzare di qualche anatra. E tante cose diventano relative. Per fortuna.
Comunque ... dimenticando il capodanno (e per un attimo anche Gramsci ;-), tanti auguri mondo affinché ci sia maggiore consapevolezza, libertà, senso di giustizia, rispetto, compassione, capacità di starsene in silenzio e, non potrebbe mancare, ironia (a volontà).
"Il mare, ... la pagina non ancora scritta, il sogno non ancora realizzato, il desiderio non ancora estinto, la fuga non ancora portata a compimento, l’assenza che suggerisce la presenza, l’inizio che non ha fine. Nella sua distesa luminosa e sconfinata, nei suoi abissi sconosciuti diventa facile e quasi inevitabile trovare una metafora vivente della propria irrequietezza, dell’istinto di libertà, delle paure e dell’inesplorata e profonda regione dell’anima.” Serra V.